Depressione, lutto e dipendenze

Consulenza su depressione, elaborazione del lutto e dipendenze a Ciampino


Tutti gli articoli presenti in questa sezione sono stati scritti dal dott. Stati Felice e in alcun modo reperiti o copiati, anche in parte, da altre fonti. Gli stessi, inoltre, sono stati pubblicati sulla rivista CMAGAZINE.

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Quando l'anima si ammala…con l’età


I sintomi della depressione

Nella depressione, i sintomi che troviamo rientrano in un’ampia gamma di comportamenti: irritabilità, tristezza, confusione mentale, permalosità, autosvalutazione, disistima, mancanza di desiderio…

Capita di sentirsi tristi ogni tanto. È un’esperienza che tutti, prima o poi, proviamo. Essere di malumore per un certo periodo non è una condizione normale, si tratta spesso di un problema depressivo che può rendere necessaria una terapia psicologica, e a volte una terapia farmacologica.

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    Non dimentichiamoci però che la depressione, come l’ansia e l’angoscia, sono risposte comportamentali che favoriscono il nostro adattamento all’ambiente. Se ogni tanto non fossimo “un po' depressi”, non avremmo spazio e tempo per noi stessi e non analizzeremmo i nostri problemi con attenzione e lucidità che ci mancano quando siamo presi dalla vita frenetica di tutti i giorni.


    Il problema non è se siamo o non siamo depressi, ma in che misura lo siamo. È una questione di gradi. Certo è che quando la nostra depressione intacca la nostra qualità di vita, occorre porvi rimedio. In tal caso il primo passo da fare è verificare in che misura ne siamo affetti. Per far ciò occorre tenere a mente che i suoi sintomi, nella loro forma più lieve, sono spesso ambigui e sfuggenti.


    La depressione può presentarsi come stanchezza continua, oppure come irritabilità o sotto forma di cattivo umore. I problemi di confusione o i disturbi dell’attenzione causati dalla depressione, soprattutto in persone anziane, possono essere confusi con Morbo di Alzheimer, mentre nelle persone più giovani la depressione può essere confusa con lo stress.


    Con l’età la depressione è uno stato d’animo fisiologico e prevenire il suo aggravamento è senza ombra di dubbio molto importante. Sono diverse le strategie che si possono mettere in atto. Vitale diventa il prepararsi tempestivamente ai grandi, seppur “fisiologici” cambiamenti che la vita ci impone, ad esempio: trasloco, pensionamento, menopausa, morte del partner…


    Per questo occorre curare la relazioni con parenti e con gli amici e mantenere al meglio i rapporti con i propri familiari. In tal modo concentriamo le nostre energie al fine di evitare la più grande alleata di cui la depressione dispone: la solitudine.


    Altrettanto importante è dedicarsi ai propri interessi come: l’esercizio fisico, le passeggiate, il nuoto, il ballo, il lavoro in giardino o in campagna...


    Quando lo si ritiene necessario bisogna intervenire con un valido supporto psicologico volto a sostenere l’anziano e, laddove è possibile, individuare le cause più profonde della propria depressione. Questo ha da una parte l’obiettivo di sollevare l’animo del paziente da pesi emotivi che con l’età avanzata si percepiscono sempre più schiaccianti. Dall’altro l’anziano viene alleggerito da tutti quei sensi di colpa che sono propri della sua età, quando soprattutto si vive la vedovanza, che gli impediscono di attingere a risorse interne profonde e da tempo sopite, ma che non hanno mai perso la loro efficacia con il passar degli anni.

Il lutto come fase di passaggio


Il lutto è una condizione emotiva forte che riguarda la vita di ognuno di noi. Prima o poi tutti quanti siamo costretti a confrontarci con la perdita di una persona cara e con il dolore che essa comporta.

Perdere una persona significativa, una persona che abbiamo amato profondamente, ci fa sentire terribilmente smarriti. Può sembrare di vivere in un incubo, perché la morte a volte sembra irreale, impossibile e sicuramente difficile da accettare. La nuova realtà viene percepita come incomprensibile e la sensazione che ci attanaglia è l’angoscia.

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    La persona cara che abbiamo perduto ci sembra insostituibile e la sensazione che si prova è che senza di lei/lui non valga più la pena di vivere. È un po’ come se insieme al defunto fosse morta anche una parte di noi. Tanti sentimenti invadono l’animo come dolore, senso di ingiustizia, la persecuzione e la mancanza di ragione di vivere. A volte siamo costretti nostro malgrado a reagire e il vissuto avvertito è quello di riuscire a malapena a sopravvivere.


    L’angoscia deve essere considerata come una naturale reazione alla irreversibilità della separazione subita. Il lutto appare quindi come la fisiologica risposta alla perdita che abbiamo ricevuto e prevede un proprio tempo di elaborazione per essere superato.


    L'elaborazione del lutto prevede fasi diverse: si parte dalla negazione della perdita, accompagnata dal rifiuto, dolore, rabbia, disperazione e senso di colpa, passando successivamente attraverso uno stato di accettazione in cui la morte viene accettata, per arrivare infine alla vera separazione. 

    Questo percorso prevede stati emotivi intensi e contrastanti, ma comunque fondamentali al fine di mantenere il proprio equilibrio psichico e, contemporaneamente, poter raggiungere un reale contatto emotivo con la perdita subita, in modo tale da poterla affrontare, metabolizzare e superare.


    I tempi canonici di elaborazione si aggirano intorno ai due anni, ma già dopo il primo anno si sta in genere molto meglio. Di grande aiuto è la psicoterapia, in particolar modo per i soggetti emotivamente fragili oppure quando si sono subiti lutti significativi nell’infanzia o da poco tempo. In ogni caso se dopo i due anni non si riavverte la voglia di vivere, allora l’elaborazione del lutto diventa patologica e l’aiuto dello psicologo è indispensabile. La domanda più frequente che viene rivolta al terapeuta, da parte di chi vive un lutto, si riferisce alla durata della sofferenza che viene provata.


    La risposta non può essere se non che, dopo un periodo di dolore e rifiuto, farà seguito un periodo di pace. Naturalmente il dolore non scompare, è solo ridimensionato, ma questo è sufficiente per permettere all’individuo di convivere meglio con la sofferenza e accedere così a nuove e inaspettate risorse interne che tutti possediamo.


    Il lutto è parte di un naturale processo di crescita che riguarda tutti noi. Elaborare significa essere umili nei confronti della vita. Il lutto ci rimanda a una dimensione della vita intesa come viaggio e percorso evolutivo. Un viaggio che rievoca la fragilità degli attaccamenti e l’inevitabilità delle separazioni. In questo viaggio, prima o poi, per tutti giunge il momento del distacco definitivo. Nella vita quindi, ad ogni attaccamento succede una separazione, passando attraverso la solitudine. Il punto è che se la solitudine viene vissuta come un punto di arrivo, si corre il rischio di rimanere isolati in quel deserto e morire vittime del proprio dolore.

Problemi psicologici legati alle dipendenze


Negli ultimi tempi i problemi legati alla dipendenza sono sempre in continuo aumento. Si stanno diffondendo di pari passo con la tecnologia. Ad esempio l’Addiction da internet negli ultimi anni annovera un numero sempre maggiore di persone. Dobbiamo distinguere nella dipendenza da internet tre momenti. Il primo è la fascinazione. In questa fase il soggetto viene assorbito completamente dal mondo virtuale che la “Rete” comporta.

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    La seconda fase viene definita di disillusione, dove l’individuo vive internet con distacco e non lo vive più come una novità. La terza fase viene definita di equilibrio dove internet diventa uno strumento molto utile ed il suo uso non solo è corretto ma anche responsabile. La dipendenza da internet diviene patologia se ci si fissa sulla fase della fascinazione.


    Nel mondo relazionale esistono due dipendenze molto importanti : quella da sesso e quella affettiva. La prima è una addiction ove il soggetto ha con la sessualità un rapporto malato. Usa il sesso per : alleviare stress, fuggire da relazioni intime perché incapace di gestirli e da sentimenti negativi. Ad essa si associa: ansia, depressione e fobia sociale.

     

    La dipendenza affettiva è invece una addiction che riguarda la dipendenza che un individuo sviluppa per una persona o un’idea ( associazioni di vario genere, squadre di calcio, gruppi di persone con ideologie ben definite,…) . Ci si sottomette totalmente, per avere così un’identità che non è stato possibile costruire in precedenza. Si ama e si venera senza riserve allontanando così da se stessi di vivere la possibilità di essere rifiutati.


    La dipendenza si sviluppa in tre fasi. La prima è quella euforica e la sensazione di benessere che ne deriva. La seconda fase è quella della dose, ove il soggetto ha sempre più bisogno di questo “amore”. La terza è quella della perdita dell’Io dove la propria capacità critica si perde ed anche il giudizio verso l’altro.

Qual è la tua dipendenza


La dipendenza è un fenomeno che investe la persona nella sua interezza. Si può avere dipendenza a livello di comportamento, nella ricerca di sostanze o nel ripetere uno specifico modo di agire. La dipendenza investe la vita della persona nella famiglia, amici e nel lavoro. Spesso si cela dietro quello che di sovente liquidiamo con una parola: vizio. In realtà la dipendenza è uno stato mentale che a volte sfocia in una vera e propria patologia.

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    Oggi si assiste ad un aumento ed a una variegata tipologia di comportamenti, a seconda della gravità, della pericolosità ed i come essa peggiora la qualità della vita, legata alla dipendenza. Si può sviluppare una dipendenza da: alcool, sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo, internet, cellulare, sesso,… non solo ma c’è anche la dipendenza: da tifo, da moto, da serie televisive e da reality, da dipendenza da idoli, da lavoro; anche dipendenza affettiva, da shopping, da collezioni (in tal caso si va dai francobolli, alle carta che rivestono le arance). In questo preciso momento un italiano si consuma gli occhi davanti alla TV e nel contempo invia un SMS. Proprio per questa impennata decisa delle varie forme di dipendenza negli ultimi anni, la lingua anglosassone distingue la dipendenza da sostanze stupefacenti e/o chimiche con il termine Dependence, dalla dipendenza da comportamenti socialmente accettabili con il termine Addiction. La dipendenza può essere associata anche altri comportamenti come quelli legati al controllo degli impulsi. In ambedue i comportamenti la persona vive: l’incapacità di resistere agli impulsi, la tentazione ed il desiderio di compiere l’atto; la crescente tensione prima di compiere l’azione, il senso di sollievo e il piacere nel momento che si compie l’atto e azioni senza pensare ai loro effetti sulla vita. Quando si richiede aiuto per imparare a superare la propria dipendenza occorre prendere prima consapevolezza della dipendenza stessa e cominciare a lavorare sulla inevitabile senso di colpa.

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